"Attraverso la sovrapposizione di significati e materiali all’interno dell'ambito fotografico, Noemie Goudal tesse verità e narrazione per aprire porte verso mondi immaginari; luoghi remoti e isolati come punto di partenza per esaminare lo stato ed il flusso della relazione tra fotografia, memoria e verità." Testo di Sebastian Montabonel ed Emma Lewis.
Il lavoro di Noemie Goudal indaga il modo in cui guardiamo l’immagine attraverso installazioni, video, scultura e sopratutto fotografia. La figura dell’artista che agisce attraverso queste pratiche per trasformare l’oggetto fotografato nell’immagine che diventa “opera d’arte” è fondamentale. Il suo gesto poetico esplora il rapporto tra il corpo, come mezzo per calibrare il proprio lavoro e la struttura dell’immagine, come strumento per riconoscere l’intervento artistico. Noemie Goudal interviene sul territorio inserendo grandi sfondi di carta volutamente riconoscibili, li sovrappone al paesaggio per creare un’immagine che si colloca sulla linea di confine della realtà, senza mai abbandonarla veramente. Lo spettatore che si trova così, a guardare l’immagine da un punto di vista in bilico tra finzione e, immaginazione è costretto in “Un luogo di contemplazione in cui la vita si ferma, un luogo in cui guardare e ascoltare” ad osservare da nuove prospettive.” Intervista di Cristiana Campanini
La complessa narrativa spaziale dell’artista, che riprende alcuni dipinti del rinascimento, costruisce una dimensione, un spazio “altro” distaccato dal nostro mondo, ma anche dall’invenzione dove poter porsi domande sulla percezione che abbiamo della realtà e la possibilità scoprire nuovi territori. La nuova serie Haven Her Body Was esplora l’opposizione degli elementi tra organico e “artefatto” dall’uomo. “L’immagine dialettica” di Noemie Goudal si confronta con la relazione che abbiamo sempre avuto verso luoghi isolati, territori indipendenti della nostra immaginazione come le isole e le grotte. “Le qualità della materia sono la chiave - la natura selvaggia contrasta con l’inflessibilità della struttura dell'artefatto. Siano paradisi naturali inseriti in paesaggi industriali abbandonati o all'opposto - un'entrata post- modernista, simbolo dell’ideologia utopica, postulata all’interno della natura selvaggia - gli sfondi suggeriscono una via di fuga dalle scenografie in cui sono inseriti, possibilità insita nella pura alterità.” Testo di Sebastian Montabonel ed Emma Lewis.
"A cosa lavori oggi?"
"Continuo a cercare luoghi isolati di grande forza narrativa come isole, grotte, nidi. La lettura di Desert islands di Gilles Deleuze è stata illuminante in questa ricerca. L’isola è una frattura dal resto della terra. Avvolta dal mare, sembra galleggiare. Fluttua appoggiata all’oceano, come una zattera." Intervista di Cristiana Campanini.