In mostra a Milano alcuni light box che spaziano dal reale al sogno, tutti dedicati alla città di Venezia come simbolo di un luogo senza tempo immerso in contrasti che la rendono unica e allo stesso tempo immobile.
Il lavoro di Dionisio Gonzalez vuole essere un punto d’incontro tra fotografia e architettura. L’artista stampa in c-print sovrapponendo digitalmente allo scatto reale di un luogo, un progetto architettonico virtuale intimamente connesso. Il luogo scelto ha sempre di-per-se un rapporto particolare con l’architettura come per la mostra The Real Venice presentata nell'ambito della 54. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, gli scatti ad Halong Bay in Vietnam, le favelas di Rio de Janeiro o il progetto su Dauphin Island. Un’isola negli stati Uniti d’America devastata da cosi tante note catastrofi: dagli uragani Katrina e Ivan fino al disastro ambientale della piattaforma petrolifera. In questa forma di abitare l’emergenza c’è il paradosso, che l’artista vuole rappresentare, di un comunità che si stabilisce in un luogo in continua ricostruzione.
Il progetto Venezia nasce dall'analisi delle costruzioni proposte per la città dai più grandi architetti del '900 e mai realizzate: un omaggio postumo a quei tentativi di cambiare l'aspetto di un luogo invariato da secoli. Dionisio Gonzalez fotografa con impressionante oggettività gli spazi che avrebbero dovuto ospitarli e con l'uso delle moderne tecniche di ritocco fotografico inserisce i rendering degli edifici creandoli attraverso i disegni e i progetti originali di Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Louis Khan, un omaggio a Palladio e una reinterpretazione del Condominio Cicogna di Ignazio Gardella
Secondo Dionisio Gonzalez la mancata realizzazione di questi edifici deriva dalla scarsa applicazione, nel senso di mancanza di perseveranza nel perseguire l'obiettivo per la responsabilità che l'umanità sente nei confronti di Venezia: la responsabilità mantenere il suo aspetto immutabile e preservarlo come simbolo, come memoriale per le generazioni future, condannandola a un perenne immobilismo.
“Le fotografie che ho scattato sono il risultato di un grande lavoro di ricerca per individuare l'esatta collocazione di queste architetture assenti. In questo modo ho ovviato alla loro assenza creando una Venezia possibile, quella che Venezia avrebbe potuto essere”. Dionisio Gonzalez