ProjectB
è felice di presentare la mostra bi-personale di Davide Monaldi e Tindar, due
giovani artisti italiani (entrambi recentemente finalisti alla diciassettesima
edizione del Premio Cairo) legati dall’uso del disegno come punto di partenza
della loro pratica, per poi trasformarlo, per sottrazione o addizione, in un
lavoro che evolve verso forme completamente nuove e inaspettate.
Davide
Monaldi realizza
sculture in ceramica, poetiche e dall'estetica minimale, che raccontano
microstorie intime e legate al quotidiano, nobilitando il processo di
lavorazione artigianale; Tindar presenta invece Migrazioni: una nuova serie in cui l’arte si
mette al servizio dell’uomo per portare un aiuto diretto ai migranti di Calais attraverso
l’associazione The Trace Project, le
cui impronte segnano l’ipotetico percorso migratorio umano sulla tela.
Ad
ogni artista è dedicata una sala della galleria di Milano, con l’intento di
creare un dialogo naturale tra i loro lavori, una narrazione per contrappunti
che diventa percorso fatto più di echi e riverberi che di contaminazioni e
confronti.
L’opera plastica di Davide Monaldi, plasmata in
ceramica o terracotta grezza, è stata definita da Saverio Verini “un calco
del mondo”. Pesanti Hula Hoop, palle da rugby che non rimbalzano (ma volano comunque verso l’alto per diventare
totem), elastici colorati o carte da parati che si staccano dalla parete,
diventano oggetti degni di apprezzamento estetico e si mischiano a maschere e
figure che rimandano al tema dell’autoritratto.
Davide Monaldi offre così la sua personale visone
del mondo, da quel punto di vista alternativo che l’arte dovrebbe sempre
svelare: oggetti semplici elevati a opere, attraverso una produzione in cui il
processo artigianale della lavorazione dell’argilla diventa fondamento concettuale
dell’opera stessa.
Nella trasfigurazione di questi oggetti-soggetti
non ci sono tracce di grandiosità, ma più un retrogusto serio e quasi amaro,
che si stacca nettamente dall’apparente ironia di alcuni lavori, dalla retorica
del recupero o da qualsiasi pretesa estetizzante.
Uno sguardo poetico che
richiama l’infanzia, melanconico ma orgoglioso della manualità che Monaldi, da
ceramista autodidatta, ha riversato nelle sue opere, nobilitando la tecnica
nell’ambito del contemporaneo e partecipando a quel movimento di recupero di un
determinato gesto artistico, reclamato ultimamente da molti giovani.
TINDAR
La serie Migrazioni,
presentata in mostra, nasce dalla ricerca artistica precedente di Tindar, la
serie Tracce, in cui le impronte
digitali di un singolo individuo sono impresse e ripetute
mille volte, in un gesto quasi scultoreo, per ricreare la forma specifica di ognuno. Si tratta di una
vera e propria allegoria dell’Io: opere nate attorno all’unicità delle nostre
impronte digitali, in cui il “micro” della nostra semplice impronta forma il “macro”
di una forma effimera che, ripetendosi all’infinito, mostra la sua
inconsistenza.
Nelle Migrazioni le impronte esplodono e
l’individuo è rappresentato come popolo, in una contrapposizione, oggi
attualissima, tra l’uomo occidentale ed i migranti. Le impronte formano l’ipotetico e doloroso percorso
migratorio di una moltitudine di esseri umani, i cui caduti giacciono sul fondo
delle cornici.
Per la realizzazione di questo progetto, l’artista
si è recato personalmente più volte nei campi profughi per raccogliere le impronte
di migranti e volontari senza differenze di etnia, credo o religione. Un gesto
di consapevolezza dove, per la prima volta, ai migranti è chiesto di offrire un
contributo, invece di chiedere loro l’impronta digitale a fini identificativi.
Queste impronte, unitamente a quelle raccolte durante la
precedente mostra di Tindar in galleria - di chi voleva donarle in segno di
partecipazione al progetto, attraverso il gesto simbolico “di sporcarsi le mani
con l’inchiostro” -
formano oggi il nuovo ciclo di opere, Migrazioni, che sarà esposto in tutta
Europa con una mostra itinerante, per poi essere venduto all’asta a Parigi, a
favore dei progetti dell’associazione The Trace Project. Il progetto, ideato da Pierre Farge, ha l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e di favorire interventi normativi che possano tutelare i rifugiati di guerra e migliorarne le condizioni di vita. Recentemente il
progetto è stato recensito, in un lungo articolo, da Bernard Henry Levy sul Corriere
della Sera.
Davide Monaldi, Installation view
Tindar, Installation view
Davide Monaldi, Carta da parati, 2015, terracotta, 333x275cm
Davide Monaldi, Senza titolo DM 024-16 (Maschere cani), 2016, terracotta, 31x17x16cm ogni maschera
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