L'esposizione è come nei lavori precedenti una lettura poetica della dimora, dell'essere come un unico individuo, dell'evoluzione, del riposo, della dimora dello spirito e dell'identità.
Le opere sono costruite partendo dal riciclo di oggetti di uso quotidiano, reti di letti matrimoniali e di letti singoli. Una ricerca dell'equilibrio del valore scultorio dell'oggetto e della fotografia.
Il telaio del letto si sovrappone al frammento di un paesaggio che, a sua volta, si divide in unità pittoriche incorniciate dai tiranti della rete del letto.
A seconda della distanza dalla quale si osserva l'opera, acquista senso come totalità e scultura oppure nella sua parzialità per i suoi dettagli pittorici.
A che distanza occorre posizionarsi per percepire la realtà che rappresentiamo?
In un'approssimazione progressiva scopriamo che ogni frammento racchiude in se stesso un mondo unico che, per lo meno come immagine, funziona indipendentemente.
Il concreto è il margine, il bordo, il limite, mentre l'indefinito è quella astratta totalità così difficile da percepire. Qualsiasi prospettiva è solamente un'inquadratura.
La scelta della rete di un letto come oggetto sovrapposto all'immagine esteriore di un albero è significativa per l'ambiguità che mette in rilievo. Evidenzia la simultaneità di concetti apparentemente opposti, come il privato e il pubblico, l'esteriore e l'interiore, il parziale e l'universale, il microcosmo e il macrocosmo.
Non è una casualità che il letto sia il luogo di riposo, dei sogni, la casa del subconscio. E' qui che i limiti sfumano tra realtà e sogno, e si abbandona il territorio dei corpi per quello delle idee e viceversa, in un flusso costante nelle due direzioni. E' il luogo del paradosso, inteso come superazione del limitato concetto della differenza e della contraddizione.
Qui la dualità platonica che oppone il sensibile all'intelligibile, la materia alle idee, i corpi ai pensieri non è operativa. Nella rete del letto si incontrano e si scontrano, in una rappresentazione estatica, la questione dell'equilibrio tra il sistema (infrastruttura) e la libertà (individuo), o tra il controllo e l'eccezione.
Tornando alla difficile domanda iniziale circa la distanza tra osservatore ed oggetto, vogliamo dire che a noi manca solamente che cambi la sensibilità dell'osservatore, no l'oggetto dell'analisi. O per dirla con le parole del regista Michelangelo Antonioni:"Tu mi chiedi cosa guardare. Io mi domando come vivere. E' la stessa cosa"
opening: mercoledi` 7 novembre 2007 dalle 18.00 alle 21.00
8 novembre - 7 dicembre 2007
Lunedi`- Venerdi` 11.00-13.00 / 14.00-19.30