Il giovanissimo artista, nato nel 1979, dal 2004 vive e lavora a New York, città che è stata teatro a novembre di una sua straordinaria performance che vedeva come elemento protagonista un enorme I-Pod posizionato nella piazza antistante l’Apple Store sulla Fifth Avenue.
In mostra una decina di quadri con soggetti che ancora una volta appartengono all'attualità.
Fantasia e cruda realtà vengono mescolati senza gerarchia come le immagini in Tv in cui convivono cartoon e scene di guerra. La realtà viene, tuttavia, ulteriormente deformata attraverso un approccio diretto: privo di sovrastrutture e preconcetti come osservata e riprodotta da un bambino. Il riferimento più evidente è la Pop art sia per la scelta della tecnica (acrilico e resina su tela) e per i colori fluo sia per il linguaggio pittorico che mostra le contraddizioni del mondo moderno in cui il consumismo materialista convive serenamente con immagini di guerra e povertà. Opere come My last phone call mostrano una totale demistificazione e attualizzazione di punti di riferimento dell'arte 'alta' perpetuando la provocazione duchampiana che ancora oggi infastidisce i benpensanti. C'è un’innocenza di fondo nelle opere di Marco Perego turbata e perduta per sempre tanto da fargli pensare al futuro (My future) come a un cappio dietro le sbarre di una prigione.